itinerari turistici
Altri itinerari lungo il Sile
A piedi o in bicicletta, verso il porto e in mezzo
alla natura, sono numerosi i percorsi per ammirare le bellezze del
lungo Sile.
- Per parcheggiare l’auto e quindi proseguire in
bicicletta o a piedi sono consigliati gli itinerari che partono dalle
località di Fiera di Treviso, Villapendola di Casier, Casier porto,
Villapendola e porto di Silea. Partendo da Fiera o da Ponte della
Gobba, a Treviso, si percorre l’argine sinistro del fiume.
Proseguendo si arriva, dopo aver superato un ponticello pedonale ad
unica campata, a Villapendola; tenendosi sempre lungo la strada alzaia
sull’argine sinistro del ramo del Sil Morto si giunge in prossimità
della Chiesa di S.Antonino dove una volta c'era un porticciolo che
consentiva di scaricare le merci per Casier, Cendon e per le fornaci,
un tempo molto numerose.
Raggiunto il Lago Verde si può ammirare un
ambiente di ex cava recuperato per attività sportive, per il tempo
libero e per il ristoro e successivamente attraversare il 'cimitero dei
burci'.
Il percorso lungo l’argine su cui si affaccia l’oleificio Chiara e
Forti permette di accedere ai mulini di Silea e arrivare poi al
piazzale del centro di Casier ed al porticciolo recentemente attrezzato
con briccole e pontili. Si continua fino alla 'casa degli artisti', un
centro culturale realizzato attraverso il recupero di una vecchia
porcilaia; si prosegue lungo un argine recentemente consolidato per
evitare l’ulteriore degrado causato dal moto ondoso dell’acqua che lo
bagna da entrambi i lati. Si incontra quindi un ponte mobile, che
consente il transito dei motoscafi di un cantiere nautico, fino
all’area industriale di Casier dove il percorso termina in attesa della
realizzazione del secondo tratto sino a Casale e poi alla conca di
Portegrandi.
- Punto di partenza per una passeggiata lungo il Sile può essere la stazione ferroviaria di Treviso: imboccata la strada a sinistra che corre lungo la ferrovia, si esce su una strada trafficata che a destra sottopassa la ferrovia. Girato a sinistra si passa il Sile e si prende la strada a sinistra. Da qui si alternano tratti sterrati e altri asfaltati, si sottopassa la ferrovia e poi una superstrada; subito dopo un ponte porta sul lato destro del Sile. Poco dopo la ciclopedonale corre su passerelle di legno costruite su palafitte, un percorso che arriva al paese di Casier. Dopo Casier la pista prosegue sempre su sterrato fino a Lughignano, dove l'alzaia si interrompe di fronte al recinto di una Villa affacciata sul fiume. In seguito a un tratto percorso sulla strada provinciale per Casale sul Sile lìitinerario ritorna sull'alzaia prendendo una stradina a sinistra vicino ad alcuni stabilimenti industriali. La pista prosegue sempre su sterrato fin quasi a Casale del Sile. Da qui si può proseguire per la provinciale fino a Quarto d'Altino oppure prendere la strada per Bonisiolo, Marcon, Dese e Favaro Veneto che porta a Venezia.
La Torbiera
Dalla Grande Quercia si punta a nord e, attraversata una scolina che
segna l'ingresso in una proprietà privata, si attraversa un terreno
torboso, abbastanza asciutto, colonizzato principalmente dalla Canna
palustre (Phragmites australis) e dal Falasco (Cladium mariscus).
Questa cenosi rappresenta una tappa intermedia nell'evoluzione della
palude. Infatti i terreni dove la falda freatica è superficiale, o in
cui si verificano periodiche esondazioni, le paludi appunto, sono
soggetti ad una naturale e lenta evoluzione.
L'accumulo al suolo della vegetazione, che annualmente si rinnova,
origina dei terreni torbosi sempre più compatti, come quello che si sta
attraversando, sui quali attecchiscono col tempo vari arbusti, quali
Frangole e Salici. Da ultimo, vi affondano i loro apparati radicali
specie ad alto fusto, che vanno a configurare un nuovo biotopo: il
bosco planiziale. Le alte pareti d'erbe palustri, che rendono obbligato
il percorso, si diradano all'improvviso alle soglie di uno
straordinario mare verde: la torbiera, delimitata a nord da una riva di
arbusti con esemplari notevoli di Salice bianco e in fondo, ad ovest,
da un unico ceppo da cui si partono tre fusti di Quercia. La traccia
sul terreno prosegue meno evidente, ma sempre sicura, ed è necessario
seguirla non solo per non danneggiare le centinaia di specie
floristiche che vi si possono osservare, molte davvero rare, ma anche
perché si è all'interno di una proprietà privata. Ed è proprio grazie
allo sfalcio estivo praticato dai contadini che l'area mantiene questa
sua straordinaria ricchezza, che, soprattutto in primavera e nei primi
mesi estivi, esplode nel giallo tappezzante delle Creste di Gallo
(Rhinanthus minor), appena inciso dal lilla della Prunella (Prunella
vulgaris), o dai canuti pennacchi dell'esile Soffione (Eriophorum
latifolium). Altre specie di notevole interesse sono la Parnassia
(Parnassia palustris), l'Eufrasia (Euphrasia salisburgensis), il Timo
profumato e tappezzante (Thymus serpyllum) e l'Orobanche (Orobanche
gracilis), curiosa pianta parassita che vegeta sugli apparati radicali
delle Ginestrine (Genista tinctoria).
La palude
E' sicuramente il biotopo più ricco di specie animali e vegetali che si
può incontrare nell'alto corso del Sile. Oggi non ne restano che
alcuni, anche se significativi scampoli, mentre un tempo l'estensione
della palude era considerevole e costituiva, per gli abitanti dei
villaggi limitrofi, un'importante fonte aggiuntiva di reddito.
Le bonifiche più rilevanti sono state effettuate dalla colonizzazione
veneziana di queste terre, nel 1500; le più recenti si sono concluse
negli anni '60, con indubbi vantaggi per la monocoltura estensiva, ma
gravi perdite per la complessità e la ricchezza del territorio.
Nell'alto corso del Sile cinque sono i siti in cui oggi è presente
questo biotopo: le cave delle ex Fornaci di Istrana, la Palude di
Morgano, le Buse di Carlesso, la Palude dell'Oasi del Mulino Cervara e
quella di Canizzano. Pur essendo simili, presentano fattori di
diversità: alcune sono naturali, altre naturalizzate; alcune profonde e
allagate, altre semiallagate, o asciutte. In ognuna di esse, tuttavia,
può essere osservata la struttura tipica di questa cenosi.